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      Ma passiamo alla seconda cosa che nel titolo di questo capitolo si propose, che fu delle ballate o areiti loro. Avevano queste genti un modo di ricordarsi le cose passate e antiche, ed era con le ballate e canzoni loro, che essi chiamano areiti, che è a punto quello che noi altri diciamo ballare cantando. Scrive Livio nel settimo libro della prima deca, che di Toscana vennero i primi ballatori in Roma, e accordavan la voce co 'l moto del corpo: e vi furono chiamati perché si dimenticasse l'affanno passato per la pestilenzia, in quello anno che Camillo morí. Dico questo perché doveva essere il ballo e canto loro come questi areiti degl'Indiani, che a questo modo li facevano. Quando volevano prendersi piacere, celebrando fra loro qualche solenne festa, si ragunavano insieme molti Indiani e Indiane, e qualche volta gli uomini solamente e qualche volta solo le donne; ma nelle feste generali, come per qualche vittoria avuta o per l'accasamento del caciche o re della provincia o per altra simile cagione che il piacere fusse generalmente di tutti, e uomini e donne vi si ritrovavano mescolati insieme. Qui, per fare maggiore la loro allegrezza e piacere, alle volte si prendevano tutti per mano alle volte braccio con braccio, e facevano di molti presi a questo modo un cerchio intorno, e uno di loro, toltosi l'ufficio di guidar gli altri (ed era ora un uomo ora una donna), dava certi passi innanzi e a dietro a modo d'un contrapasso, bene ordinato, e a questo modo giravano intorno cantando, in quel tuono o alto o basso che la guida l'intonava; e questo numero de' passi andava molto misurato e concertato con le parole o versi che cantavano.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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