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      Queste infernali effigie tenevano nelle case loro e in certi altri luoghi oscuri e deputati per farvi le loro orazioni, perché v'andavano ora a chiedere acqua per li loro campi e poderi, ora buona entrata de' frutti della terra, ora la vittoria contra loro nemici, e cosí ogni altra loro necessità. E dentro in quel luogo stava un Indiano vecchio, che rispondeva loro conforme alla lor dimanda e volere; e si dee pensare che in costui, come in suo ministro, entrasse il demonio e parlasse per la sua bocca. Per essere il demonio vecchio e antico astrologo, rispondeva al popolo e diceva il dí che doveva piovere e altre cose che per via della natura procedono; onde erano questi vecchi in gran riverenzia e riputazione tenuti e come sacerdoti e prelati. E questi erano quelli che piú ordinariamente quelli tabacchi e fumigii prendevano, e doppo che in sé ritornavano dicevano s'era bene a fare la guerra o a differirla. E in effetto, senza intenderne il parere del demonio per queste vie che si sono dette, non facevano né impresa né cosa altra alcuna d'importanzia.
      L'esercizio principale degl'Indiani di questa isola, quando non avevano da guerreggiare e vacavano dalla agricoltura, era il mercatantare e il cambiare una cosa per un'altra, ma non già con l'astuzia de' mercatanti nostri, che chiedono il doppio di quel che la cosa vale e vi fanno molti giuramenti e spergiuri, perché gli uomini semplici glielo credino; anzi, costoro tutto al riverso facevano, senza mirare né alla valuta né al prezzo della cosa, ma al contentamento lor solo, onde per lor passa tempo davano quello che valea cento per quel che non valea dieci né cinque; e accadette che i nostri davano loro per vestirsi un bel saio di seta o di grana o d'altro fino e buon panno, ed essi indi a poco spazio di tempo lo cambiavano e lo davano per un ago o per un paio di spilletti; e cosí per questa via tutte l'altre cose commutavano, e tosto quello che avevano ritornavano a rivenderlo per un altro simile modo, senza avere rispetto che piú o meno valesse, perché l'intento loro principale si era il fare di sua volontà e non essere in cosa alcuna costanti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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