Per questo effetto adunque partí da questa città di San Domenico, agli 8 di maggio del 1533, il capitan Francesco, con trentadue cristiani e altretanti Indiani sopra una caravella, e costeggiò l'isola dalla parte di mezzogiorno andando verso ponente porto per porto; e perché non poteva andare la caravella molto presso terra, faceva spesso andare un battello in terra con gente, finché giunse alla terra chiamata Iachimo, sotto le montagne del Bauruco. E in tutto questo cammino non ritrovò vestigio alcuno, né fumo né altro indizio, onde si potesse il caciche Enrico con le sue genti ritrovare. E perché spesso dalle marine entrava dentro terra e poi si ritornava ad imbarcare, vi consumò duoi mesi; in capo del qual tempo, essendo un dí smontato in terra, montò su per la costiera d'un fiume e ritrovò una stanza d'Indiani, disabitata e senza persona alcuna; ma in quel d'intorno vide il terreno coltivato, onde non volle che ivi cosa alcuna si prendesse, perché ben s'accorse che gl'Indiani di quella stanza dovevano essere andati a pescare o a cacciare. Visto questo se ne ritornò al mare e mandò per certe guide d'Indiani alla terra della Iaguana, e avutele mandò un di quelli Indiani con una carta al caciche Enrico, perché dicea quella guida che sapeva dove egli stava; ma questo Indiano non ritornò piú giamai né se ne seppe mai nuova.
Il capitano, avendo aspettato questa guida venti giorni, quando vidde che non ritornava deliberò d'andarvi esso in persona, con un'altra guida che era restata seco, là dove questo Indiano diceva che averebbe ritrovato Enrico.
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