Ora egli, ritornato dove era il capitano Francesco, parlarono molte cose concernenti alla pace, ed esso promisse d'osservarla sempre inviolabilmente, e disse che richiamerebbe tutti gl'Indiani che aveva e che andavano guerreggiando per alcune parti dell'isola; e che ogni volta che i cristiani li facessero a sapere che qualche compagnia di neri per l'isola ribelli andassero, gli avrebbe fatti prendere, e bisognando vi sarebbe andato esso in persona e v'avrebbe i suoi capitani mandati, perché gli avessero dati legati in potere de' cristiani loro padroni.
E fatto questo don Enrico se n'andò a mangiare con la moglie sua, e menò seco alcune delle sue genti che ivi erano; e ivi i suoi capitani restarono a mangiare col capitano Francesco. Verso il tardi poi ritornò don Enrico, e dimandò che li segnalasse fra gl'Indiani suoi stessi duoi bargelli della campagna, e che li tassasse quello che s'aveva a dare loro per ciascun nero fuggitivo che prendessero, e per ciascuno Indiano anco che da' cristiani s'appartasse e fuggisse: e cosí il capitano Francesco lo tassò, e disse che dicesse se voleva bestiame o altra cosa, che gliele farebbe dare. E don Enrico rispose che non aveva ivi contrada da tenere bestiame, per essere molto imboscato e aspro il paese, ma che quando s'avrebbe mangiato quello che ivi aveva calerebbe giú al piano, e con la fidanza di questa pace lo potrebbe tenere e lo terrebbe. Doppo di questo diede il capitano licenzia a' suoi cristiani di potere fare mercato con gl'Indiani di don Enrico di quello che piú lor piacesse; e cosí essi lo fecero, cambiando alcune cose di poca importanzia, perché dicevano non avere oro, come in effetto non n'avevano.
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