E venuta l'ora di cena li capitani Indiani cenarono col capitan Francesco, e don Enrico vi fu presente, e non volle né mangiare né bere: e si credette che lo facesse perché dubitasse. Doppo la cena don Enrico se n'andò, e il capitan co' suoi cristiani se ne ritornò a dormire in quel campo raso dove s'era già fermo prima; e in quella notte si fecero i cristiani le guardie finché fu giorno, e poco doppo che il sole montò su venne Enrico dove il capitano Francesco stava, e menò seco da 50 uomini, la maggior parte disarmati e alcuni con spada; e qui don Enrico si licenziò dal capitano nostro, abbracciandolo con molto piacere, e cosí fecero tutti i suoi capitani. Abbracciò medesimamente con molta allegrezza don Enrico tutti gli altri cristiani, e poi diede un capitano e un altro Indiano de' suoi a' nostri, perché gli accompagnassero fino al mare, dove era restata la caravella; dove giunti stettero a piacere un dí. E questi due Indiani di don Enrico ebbero a morire per ber soverchio del vino, perché, non essendo soliti di berne e piacendo loro, tanto ne tracannarono che se ne mosse lor tanto il ventre, e in tanto affanno e angoscia ne vennero, che furono per lasciarne la vita. Di che non poco affanno si prendevano i nostri, perché se senza lor colpa in tal tempo morivano di quel modo era grande inconveniente; onde con alcuni rimedii che li fecero, e con darli a bere olio, li fecero vomitare e ritornare in sé, benché non pentiti di avere bevuto del vino. Il capitano Francesco diede loro robbe e vesti e per sé e per gli altri capitani, e mandò altre piú ricche robbe di seta per donno Enrico, con alcune altre cose di quelle che portava, perché maggiore piacere e securtà avesse della nuova pace fatta con cristiani.
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