Ma se ben quel negozio non riuscí, poté nondimeno il suo fine e la sua intenzione essere buona, onde alla fine si pose l'abito di s. Domenico a dosso. Or, questo padre, che al presente abita in questo monasterio, avendo inteso della pace fatta con don Enrico, mosso da buon zelo deliberò d'andare a vederlo, per consolarlo e ricordarli la salute e 'l bene dell'anima sua. Con licenzia adunche del suo priore v'andò e vi stette qualche giorno, e attese, come buon religioso, ad animarlo, consigliarlo, persuaderlo che esso e le genti sue fussero dovuti nella pace e amistà con cristiani perseverare, ed essere buoni servitori dell'imperatore nostro. Diede loro ad intendere quanto cristianissimo e catolico sia il re nostro, e quanto gran clemenzia avesse con loro usata, perché non si perdessero l'anime loro, e come la pace e l'amistà sarebbe stata loro interamente servata, se essi stessi rotta non l'avessero. Egli portò seco paramenti da messa e il calice e ostie con tutto il bisogno da celebrare; e cosí, mentre che esso ivi fu, disse messa a don Enrico e suoi, e giovò questa cosa lor molto, per assecurarli e ricordarli le cose della nostra fede catolica. Onde con questo padre venne don Enrico, con molti Indiani e Indiane e fanciulli, fino alla terra d'Azua, dove il capitan Tamaio, del quale s'è fatta menzione di sopra, si battezzò insieme con altri Indiani maschi e femine, grandi e piccioli. E poi molto pacificamente e quietamente se ne ritornarono nelle lor pristine e imboscate stanze, dove il padre ritrovati gli aveva, e il capitano Francesco prima; e n'andavano tutti lieti e lodando Iddio, onde si spera che abbiano a perseverare nella fede.
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