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      E già in tutto il tempo che quella ribellione durò, sempre don Enrico digiunava il venerdí e diceva del continovo il Pater nostro e l'Ave Maria, e molti giorni anco l'ore di nostra Signora. E secondo che alcuni cristiani dicono, egli teneva anco un altro stile, perché, per conservare le sue genti per la guerra e dar lor maggior sforzo, non acconsentiva che con le lor donne s'accostassero se non passavano 25 anni.
      Questo padre fra' Bartolomeo (come io intendo) dice questa e altre molte cose in lode del caciche don Enrico, le quali esso scriverà, perché ho inteso che in questa professione s'esercita. Ma io non credo che don Enrico si ritruovi cosí avanti nelle cose della fede: prego Iddio che ve lo ponga molto piú che non v'è, e che li presti grazia di salvarsi insieme con gli altri suoi. I signori auditori di questa regia audienzia stavano molto sdegnati che questo padre fusse senza lor licenzia e saputa andato dove don Enrico era, dubitando che non l'avesse a qualche modo alterato, per essere fatta cosí di fresco la pace. Ma quando poi intesero che questa andata era stata tanto utile e santa quanto s'è detto, ne furono molto lieti e lo ringraziarono di quel travaglio che s'aveva in questo viaggio preso. E cosí si spera che di dí in dí debbia questo caciche con le sue genti essere piú domestico e miglior cristiano, che Iddio nostro Signore lo faccia, perché sia in suo servigio e onore.
     
     
     
      Della naturale e generale istoria dell'Indie, dove di varie materie si tratta.
     
      Libro sesto
     
      Proemio


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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