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      Ne portò il vento di peso molti uomini molti tiri d'archi per le strade e per le campagne, senza potere tenersi né aiutarsi, e a molti ne ruppe il capo e guastò miseramente. Trasse a forza fuori alcune pietre che stavano fabricate per le mura, e abbatté e fracassò molti folti boschi, rivolgendoli sottosopra e d'altri lanciandone gli alberi molto di lungo; e in effetto fu grandissimo e generale a tutta questa isola il danno che questo uracane o tempesta fece. Dicevano gl'Indiani che qui solevano essere altre volte uracani, ma non n'era accaduto mai un altro a questo simile, né in tempo loro né de' loro predecessori. E cosí, per questa orrenda tempesta, restarono in questa città e nella maggior parte dell'isola morti molti uomini e rovinate le loro facultà, e spezialmente i loro poderi ne' campi.
      Il seguente anno del millecinquecentonove, a' dieci di luglio, venne in questa città l'admirante don Diego Colombo, come s'è altrove detto; e a' ventinove del medesimo mese nacque un altro uracane, maggiore del già detto: ma non fece però tanto danno nelle case, benché lo facesse maggiore nel campo. Vi è stato anco altre volte dapoi, ma non giamai tale né di tanto spavento come questi due. Si crede, e l'affermano i catolici e l'esperienzia l'ha mostro, che doppo che il santissimo sacramento dell'altare s'è posto nelle chiese di questa città e dell'altre terre di questa isola, sono cessati questi uracani. Né si dee di ciò niuno maravigliare, poiché, avendo in questi luoghi perduto il demonio la sua signoria, e presola per sé il pietoso Iddio, che vi ha la sua santa fede e religione piantata, dee essere anco differenzia ne' tempi e nelle tempeste e in ogni altra cosa da prima a poi; e tanto senza comparazione quanto è il caso maggiore, poiché la potenzia del nostro Iddio è infinita, e per la sua clemenzia sono poi qui cessati questi pericolosi e spaventevoli uracani.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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