Si dee prosumere adunque che cotali circelli o anelletti, poiché lavorati erano, si perdessero in tempo di molte età prima, e che l'acque con gli anni vi cumulassero lo terreno sopra, tanto alto quanto s'è detto; e perché l'oro non si corrompe mai, stavano cosí interi e lustri come se fussero stati lavorati quel giorno stesso. E io gli ebbi amendue in poter mio.
Ho detto di sopra che quanto piú si travaglia l'oro, andando in giú dal luogo ove nasce fino al fiume dove si trova, tanto piú liscio e pulito si vede, e di piú fina lega e caratto; cosí dico, per lo contrario, che quanto piú appresso alla vena e al suo nascimento si ritrova, tanto piú crespo e aspro e men fino è di quel che sarebbe se fusse in giú corso e travagliato, e molto piú manca e perde nel tempo che si fonde, e piú agro sta e piú duro.
Si ritrovano alle volte granelli grandi e di molto peso sopra la terra, e alle volte anco di sotto; e il maggiore di quanti ne abbiano fino ad oggi i cristiani in queste Indie veduti, fu quello che ho già detto che si perdé in mare quando s'annegò il commendatore Bovadiglia con tanti altri cavalieri e gente, come nel terzo libro si disse; il qual pezzo pesava piú di 3600 castigliani. Che se Plinio avesse saputo di questo granello, e di molti altri che io ho veduti che si sono ritrovati in questa isola, quasi della medesima grandezza, altramente averebbe detto di queste Indie che non disse della Dalmazia, quando queste parole ne disse: "Rara felicità è che si ritrovi l'oro nella superficie della terra, come poco fa si vede nella Dalmazia a tempo di Nerone, dove ogni dí se ne fondevano 50 libbre".
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