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      II.
     
      Passiamo ora a dire d'un'altra maniera di pane che gl'Indiani fanno della iuca in questa isola Spagnuola, e in tutte l'altre che sono da' cristiani abitate; e si fa di questa maniera. La pianta chiamata iuca son certe bachette o verghe nodose, poco piú alte che un uomo, e altre assai meno, e grosse come due deta, e alcune piú alcune meno, perché questo della grossezza e dell'altezza è secondo ch'è piú fertile o meno il terreno.
      Alcuna spezie di questa iuca si somiglia nella foglia al canape, o ad una palma di mano d'uomo aperta con le deta stese; salvo che questa foglia è maggiore e piú grossa di quella del canape, e ogni fronde ha sette o nove ponte dipartite e separate. Il suo fusto o stipite è molto nodoso, come s'è detto, e di color berrettino bianchetto, e la foglia è assai verde e pare bella, e fa vaga vista nel campo. Vi ha un'altra maniera di iuca, che ne' rami e nel frutto non è differente dalla già detta, ma sí ben nella foglia, perché, ancorché sia di sette o di nove partimenti ogni foglia, è nondimeno fatta di un altro modo, e per questo ho qui posta e lineata l'una e l'altra.
      Quando vogliono seminare, o per dir meglio piantare ognuna di queste iuche, fanno certi monticelli di terra tondi per ordine, come pastinano nel regno di Toledo le vigne, e spezialmente in Madril, dove si pongono e pastinano i sarmenti a compasso. Ognuno di questi monticelli occupa 8 o 10 piedi in tondo, e le falde d'uno non toccano le falde dell'altro; l'altezza del monticello non è acuta, ma piana, e la maggior sua altezza sarà fino a' ginocchi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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