Non è frutto che io abbia conosciuto né visto in tutti i luoghi detti di sopra, né penso che nel mondo sia, che s'agguagli a questo che io diceva, e che abbia tutte queste cose in sé unite insieme, cioè bellezza di vista, soavità di odore e gusto d'un sapore eccellente. Talché di cinque sentimenti questo frutto sopra tutti gli altri del mondo ne participa di tre, e ancor del quarto, che è il tatto; perché del quinto, che è l'udito, non possono i frutti parteciparne. Ben potrà il lettore ascoltare attentamento quello che io di questo frutto dirò, e vedrà che io non m'inganno in questa parte. E se un frutto non può de' quattro sentimenti che io gli ho attribuiti participare, s'ha da intendere che la persona che lo mangia ne participa, e non il frutto, che non ha se non l'anima vegetativa, e non la sensitiva né la razionale.
L'uomo adunque, che ha tutte tre queste anime, e mirando e odorando e gustando e palpando queste pigne darà lor giustamente il principato di tutti i frutti, per le quattro qualità che attribuite l'abbiamo. Non può la lingua esprimere particolarmente né lineare questo frutto che sodisfaccia a punto quanto si converrebbe; onde, di piú delle parole, faremo anco al lettore con la vista partecipare di questa verità, lineandolo nel fine di questo capitolo il meglio che si potrà, benché senza colori non si potrà del tutto dare ad intendere. Ma lasciando la pittura, che solamente alla vista tocca, io dico che alli occhi miei questo è il piú bello frutto che si vegga, cosí nella grandezza come nel colore, che è verde illustrato d'un fino giallo; e quanto piú si va maturando piú partecipa del giallo e va perdendo del verde, e si va accrescendo nell'odore, che è come di perfetti melocotogni.
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