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      Questi improprii platani che qui abbiamo, hanno le frondi assai grandi e larghe, e sono alti come albori, e se ne fanno alcuni cosí grossi nel troncone quanto è uno uomo nella cintura, e altri quanto una coscia, e cosí piú o meno, secondo che è fertile o no il terreno. Dal basso fin su fanno certe frondi lunghissime, alcune di dodeci palmi e meno, e late tre o quattro palmi e piú e meno, secondo elle sono; ma il vento facilmente le rompe in molte parti, restando però intiere, attaccate al costolo della medesima fronda. Questa pianta è tutta come un rampollo, e nell'altro di lei s'inalza continovato col fusto di sotto un gambo o astile, grosso quanto è il braccio presso la mano, nella cui cima si fa un grappo con venti e trenta e alcuni con cento e piú e meno frutti, che li chiamano platani; e ognuno di questi frutti è piú o manco lungo d'un palmo, secondo la fertilità della pianta o la bontà del terreno, e grosso quanto è il braccio d'un uomo presso la mano. E cosí conforme a questa grossezza è la lunghezza, perché in alcuni luoghi che si piantano si fanno assai piú piccioli. Ha questo frutto una scorza non molto grossa ma facile a scorticarsi, e di dentro è tutto un medollo, che pare a punto un midollo d'un osso di vacca. Si ha da troncare tutto il grappo di questi frutti tosto che comincia un di loro a farsi giallo; e poi appendono in casa tutto il grappo intiero, e cosí in casa si maturano tutti i platani che vi sono.
      Questi sono buoni frutti, e quando si conciano bene, aprendoli in due parti a lungo con un coltello, e dando ad ogni parte un colpo di lungo col medesimo ferro, e tenendoli al sole, diventano d'un buon sapore e simili alli fichi secchi, o meglio anco.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260