Dice anco che ne furono in Spagna nel tempo che fu presa Roma. E dice che in Licia fu un platano sopra un fonte, in forma di capanna o in guisa di spelonca, di 18 piedi, di modo che con molti rami che parevano tanti alberi lo coprivano tutto, insieme con buona parte del campo, con ombre longhissime. Scrive anco che Muziano, che fu tre volte consolo e legato di quella provincia, scrisse che aveva mangiato sotto a quel platano con disdotto compagni, e che restò largo spazio per tutti sotto le foglie, da starvi e dal vento e dalla pioggia securi. Dice anco che in Gorthinia, città di Candia, presso a un fonte è un platano che non perde mai le sue foglie, e che la favolosa Grecia dice che Giove sotto questo albero dormí con Europa. E conclude che la maggior lode che a questo albero si dà, è che nella primavera e nella estate si difende con la sua ombra dal sole. Da tutte queste proprietà e cose che Plinio del platano scrive, si raccoglie che questi che qui platani chiamano non sono platani, perché quelli che sono descritti da Plinio niun frutto producono né altra utilità se ne cava che quella della ombra; là dove questi che qui abbiamo producono il frutto che s'è detto, e non può fare ombra una sola di queste piante, salvo se non molte insieme e dense, perché non hanno rami, ma quelle frondi sole e rotte la maggior parte; né possono difensare niuno intieramente dal sole e dall'acqua, anzi pare che da loro piova piú tosto giú, perché dalle medesime foglie cadono infinite goccie, percioché poche se ne veggono del tutto intiere, l'altre sono in molte parti rotte.
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