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      Ma io lascio questa disputa ai medici, che ancorché gli vogliono fare mirobolani non essendo, non sarà questo il primo danno che essi fanno con la medicina, né l'ultima bugia che essi dicono; perché in questa materia della medicina si usano grandi inavertenze, e piú pericolose che in arte altra alcuna che s'eserciti; e finché un medico s'addestra a curare, fa piú disordini che non ha in vita sua letti versi e righe di scritto. Ma egli si può con verità di questo albero dire una proprietà esperimentata e veduta ogni giorno da quelli che vedere lo vogliono e che vi vengono dalla necessità astretti. Ed è questo, che quando non si ritrova acqua in campagna, onde per la sete sogliono di necessità perire le genti, se vi si veggono di questi alberi ne cavano alcune radici, e troncatone un pezzo, se ne pongono l'un capo in bocca come bocca di fiasco, e l'altro capo alzano su con mano: e ne goccia tanta acqua che basta a cavare di sete e d'affanno ogni assetato. Ne gocciola prima a poco a poco l'acqua, e poi ne scorre continovata come un filo. E questo l'ho io provato, ritrovandomi nella medesima sete e necessità; e l'hanno anco molti altri provato, e s'imparò dagl'Indiani.
     
     
      Dell'albero chiamato cainito e del suo frutto.
      Cap. III.
     
      Il cainito è uno albero delli piú noti che possa avere il mondo, perché ha le sue frondi quasi ritonde, e dall'una banda sono verdi, dall'altra hanno un colore che pare che siano secche o come passe; sí che, ancorché fra densissimi alberi, questo si conosce, per essere molto fra tutti gli altri differente.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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