Voglio inferire che in queste Indie sono milioni d'alberi che hanno le foglie assai simili e della maniera che le hanno le noci, salvo che sono o maggiori o minori, o piú larghe o piú strette, o piú grosse o piú sottili, o piú o meno verdi. E sotto questa generalità si somigliano molti alberi l'un l'altro.
Dell'albero chiamato auzuba, e del suo frutto.
Cap. XII.
L'auzuba è un grande e gentile albero, ma il suo frutto è un degli eccellenti del mondo e sa come di buone pere moscatelle. Ne esce però tanto latte, e molto viscoso, che per voler mangiarlo bisogna porlo nell'acqua, e ivi co' deti stroppicciarlo, perché mangiandosi non s'attacchi alle labbra. Questo latte è come quello che esce de' picciuoli de' fichi verdi, e piú fastidioso anco; ma gettandosi in acqua il frutto (come s'è detto) e stroppicciandosi con mani o spremendosi, se ne esce tosto quel latte e resta nell'acqua. Questi alberi sono grandi, e il legno loro è un de' migliori e piú forte e gagliardo che in tutta questa isola Spagnuola siano.
Dell'albero chiamato guaiabara, che i cristiani lo chiamano uvero, perché produce per frutto una certa maniera di uve, e del suo legno, con altre sue particolarità.
Cap. XIII.
Il guaiabara è un buon albero e d'un gentil legno, massimamente per farne carboni, perché, essendo albero sparso in rami e copputo, ancorché sia grosso non è atto alle fabriche, e non serve per altro che per panche di macello e per ceppi e altre cose simili, che già non se ne possono cavare né fare travi né viti da torcoli.
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Indie Spagnuola
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