Dico che qui vi farebbono anco bene, se le sapessero coltivare e averne cura, perché io ho veduto in queste Indie una vite di queste d'alberi grossa quanto un braccio d'uomo e piú. E non è dubbio che, dove la natura da se stessa produce alcuna di queste cose, molto meglio vi farebbono essendo aiutate dall'industria degli uomini, con l'adacquare e altre diligenze che sogliono i buoni agricoltori usare, come è l'innestare, il potare, il letamare e adacquare a' suoi tempi, e altre cose che si potrebbono a questo proposito dire.
Delle morole di questa isola Spagnuola.
Cap. XXII
In questa isola Spagnuola sono molte morole di quelle di Spagna, e nell'altre isole convicine medesimamente, e in alcuni luoghi anco di terra ferma. E benché nel vero queste non si possono porre per alberi in Castiglia, qui nondimeno sono, perché hanno i tronconi e i rami piú grossi, e s'inalzano su piú che non fanno quelle di Spagna. E in effetto è frutto, ma alquanto minore di quello che producono le spine o morole di Castiglia, e hanno il medesimo sapore, e non sono meno i loro rami spinosi, e hanno le medesime foglie.
Delli cardoni ne' quali nasce il frutto chiamato pitahaia.
Cap. XXIII.
La pithaia è un frutto grande quanto un pugno chiuso, e alcune poco piú o poco meno. Nasce in certi cardi assai spinosi e brutti alla vista, perché non hanno foglie, ma certi rami solamente o braccia lunghe, che servono in luogo di rami e di foglia, e hanno quattro schiere o angoli; ognuno di questi rami è lungo un passo, e fra angolo e angolo si vede un canaletto.
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