Altri tengono i frutti, altri i fiori, altri cominciano ad aprire e a germogliare le foglie, e tutti in un tempo stesso. E cosí varie spezie d'alberi, in un stesso tempo e in qual si voglia parte dell'anno si godono in differenti maniere del tempo.
E per questa cagione lascierò questo per ora, perché questo mare di differenze e di spezie d'alberi s'anderanno meglio col tempo intendendo che non si fa ora, che non s'intende altro che la grandezza e vaghezza di queste foreste e boschi, che occupano la maggior parte di questa terra. Ma con tutto questo, ancorché pochi anni siano che in queste parti i cristiani passarono (poi che io con questi occhi viddi e conobbi i primi, come viddi piú volte il primo admirante don Cristoforo Colombo e il pilotto Vincenzo Iannes, e altri che con loro nel primo viaggio vennero), non mi maraviglio di quello che non s'ha potuto fin qua intendere, ma del molto che se ne sa e conosce in cosí poco tempo. E cosí io dirò qui d'alcuni alberi ed eccellenti legni, de' quali gli Spagnuoli si servono ne' lor lavori ed edifici, e che qui per selvaggi si tengono. Chiamo io selvaggi quelli che non producono frutti che si possano mangiare; perché di quelli che hanno il frutto buono s'è detto nel precedente libro, benché quelli anco per lo piú siano dalla natura sola coltivati, e non dalle mani degli uomini. Parlo di quelli che non si portarono di Spagna. Pur tuttavia ricordo al lettore che non si tenga per sodisfatto in questa materia, come né anco nelle altre passate o che sono per dirsi in questa prima parte, finché non leggerà anco la seconda e la terza, dove si tratterà delle cose di terra ferma; e vi è molto piú che notare in tutte queste materie che per allora si serbano, come quelle che a quella contrada e non a questa appartengono.
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