E questi né anco del tutto perdono le foglie, perché, o verde o secca, sempre ve ne resta alcuna fin alle foglie nuove. Scrive Plinio, che è tanta la forza del sito e del luogo, che presso a Menfi in Egitto, e in Elefantine di Tebaide, non si vede che ad albero alcuno cada una foglia, né anco alle viti. Di modo che quello che egli dice di provincie particolari diciamo noi di queste Indie.
Ma passiamo all'altra particolarità notabile dei legni di questi luoghi, e della loro fragilità, perché, per quello che fin ad ora si vede, poco durano. Si veggono in questa città di San Domenico buoni edificii, per quel poco che ha che vi si cominciarono ad edificare le case; ma si veggono le tavole delle porte e i travi e tutte l'altre opere di legno cosí consumate e mangiate dalle tarle e dai vermi o comixen, e cosí invecchiate e guaste, che piú danno vi fa qui il tempo d'un mese che non suole fare quel di duo anni in Spagna. Ben credo che i difetti che nei primi edificii di questi luoghi si veggono debbono per lo piú nascere (come l'ho detto di sopra) dal non avere saputo tagliar i legni al lor tempo, e da l'avergli lavorati verdi e non asciutti e secchi, e dall'avere poca isperienzia avuta del legname, in sapere quali oprare dovessero perché piú tempo durassero. Ma l'isperienzia è quella che insegna col tempo agli uomini, e non è maraviglia come, per essere stato cosí breve il tempo, siano questi errori fatti, ma piú tosto come si siano cosí in breve tante cose intese in questa città cosí modernamente edificata.
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