E hanno da stare questi pazienti in luogo molto rimoto dall'aere, mentre che tolgono questa acqua, e alcuni dí poi anco non hanno da uscire in luoghi aperti, né prendersi la libertà dei sani.
Non scrivo io qui come alcuni si prendano questo legno e acqua, ma come l'ho io visto fare qui, dove è piú fresco l'albero. Chi avrà bisogno di prenderlo non miri a quello che io dico, perché questa contrada è molto differente da quella d'Europa, e qui bisogna usare grandissima diligenza per guardarsi dall'aere, colui che in questa infermità si truova, e molto maggior pensiero aver dee d'ascondersi dall'aere dove è piú delicato e piú sottile e dove è la terra fredda. E non dee per niun conto uscire l'infermo di una camera ben chiusa da tutte le parti, e al parer mio colui che vorrà con questo legno in Spagna curarsi si dee guardare e stare molto su l'aviso, cosí in quello che ho detto dell'aere, che nol colga, come nella dieta. Ma questo male s'è in tante parti sparso, che le genti si sono fatte assai pratiche in saper amministrare questo rimedio. Né solamente con questo gli Indiani si sanano e curano, ma vi hanno anco degli altri rimedii, cosí in questo come negli altri morbi, perché sono grandi erbaruoli e conoscono molte erbe, e n'hanno fatto in molte infermità esperienzia.
Già s'è il mondo chiarito che questo morbo è contagioso e che di molte maniere si mischia, come in vestirsi il sano le vesti dell'infermo di questa passione, e nel mangiare e bere insieme e coi medesimi piatti e tazze che usa l'infermo e nel mangiare e nel bere; ma molto piú col dormir in uno stesso letto e participare del fiato e del sudore del paziente, e molto piú assai col giacersi carnalmente con qualche donna infranzosata, o che la donna sana si giaccia con uomo di cosí fatto morbo infetto, che allora diventano le loro persone come afflitte dal male di san Lazaro, e pare che i cancheri e le fistole gli si mangino a fatto.
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