Ma dell'una sorte e dell'altra vien di Castiglia il seme, perché qui non aspettano che lo pongano.
I navoni sono cosí buoni qui come in Spagna, se ne viene la semente buona, perché, non essendo buon il seme, non ne può riuscire buon il frutto; e qui bisogna rinovellare il seme da Spagna, non essendo questo buono.
Le carote si fanno qui, ma non cosí buone come in Spagna, né queste di qua fanno buona semente, né esse anco hanno cosí buon sapore come quelle di Castiglia, perché queste sono insipide e disgraziate.
Le ramoraccie sono una spezie di radici selvatiche, e sono come rapi, ma sono piú acute e mordicano. Di queste mangiai io in Italia, cioè in Roma e in altri luoghi. Ne è in questa città per diligenzia d'alcuni Genovesi venuto il seme, e vi si sono fatte belle e assai piú grandi di quelle di Roma, e meno acute e mordicanti; ma poi l'hanno lasciate in oblio e al presente non ve ne sono. Ma come testimonio di vista io dico che ne ho io mangiate in questa città qualche volta, e che in questi luoghi vi fanno benissimo.
Dell'erbe che sono in questa isola Spagnuola, che sono come quelle di Spagna,
e che sono qui naturali di questi luoghi.
Cap. II.
Tutte queste erbe in questa isola si ritrovano, che prima che i cristiani vi passassero vi erano: la cicoria (è quella che gli erbolarii chiamano rostro porcino), la portulaca, la verbena, il solatro, la piantaggine, la bursa pastoris, la matricaria, il nenufar, il basilico, la scolopendria, il capello venere, il politrico, la ceteracche, l'adianto, il puleggio agreste, la malvavischia o altea, il polipodio, il visco della quercia (ancorché qui nasca sopra alti alberi), la persicaria, il tribulo marino, la bieta, la salvia, il milium solis, il cipero, il trifoglio leporino.
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