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      Di modo che arrivammo da questa altra banda del fiume con ciò che io portava bagnato e perso, e delle mie carte e memoriali bagnati mi rincresceva piú che d'altro. Tutto questo avenne perché, avendo con molto affanno e dispiacere aspettato cinque dí, quattro leghe piú in su, in quella stessa riviera del fiume, vedeva che ogni giorno piú cresceva il corso delle acque, e non m'arrischiava a guazzare a cavallo il fiume; onde ne mandammo co' cavalli i servitori nostri per quella via, perché ci diedero ad intendere che quel caciche che era piú giú teneva canoe, e ci avrebbe fatto molto appiacere a passare. Ma fu per essere con tanto mio dispiacere, che non m'avanzerà vita per potermi ben pentire dell'errore che io feci.
      Ora, venuti da questa altra parte, ritrovammo il gran serpe che io dissi, e poi montammo il colle de' Pedernali, che è molto aspero, e penammo due giorni e mezzo a passarlo; e vi dormimmo due notti senza ritrovare acqua né avere che mangiare altro che granchi, de' quali ve ne erano molti e buoni; ma non sono cibo per gente ischifa né delicata. E cosí nel terzo giorno giungemmo alla terra d'Azua. E a questo modo hanno da imparare di scrivere coloro che vogliono referire e narrare le cose dell'Indie. E nel vero, se qui dicessi i travagli che io ho passati finché non l'ho apprese o vedute, verrebbe il doppio il volume di questi libri. E non vorrei io miglior premio delle fatiche mie che saperle cosí ben dire come sofferte le ho, per la clemenzia e bontà divina. E m'ha molte volte fatta Iddio cosí chiaro miracolosamente grazia della vita che, se io sapessi cosí bene isplicarlo, so che piú grate e di maggiore admirazione queste istorie sarebbono.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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