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      Quando i cristiani o gl'Indiani ritrovano per l'arena la traccia di queste testudini, la seguono, e ritrovandone alcuna la rivolgono sottosopra con un palo, e la lasciano a quel modo stare di spalle in terra, perché per lo gran peso loro non si possono piú muovere, e vanno a cercare delle altre; e cosí accade che ne prendono molte, quando escono in terra a riporre le loro ova nella arena.
      Coloro che non le hanno vedute o che non hanno letto, penseranno che io soverchio in queste e in altre cose m'allarghi; e nel vero io mi tengo piú tosto al meno, perché sono amico della verità e bramo di non perdere il credito, ma di conservarlomi il piú che potrò. E per questo effetto qualche volta arreco per testimonii gli autori antichi, perché mi si creda come ad autore moderno e testimonio di vista, mentre che io ragiono queste cose con coloro che si trovano da queste nostre Indie lontani; perché qui quanti non sono ciechi le veggono. Sí che, chi di quello che ho detto di questi animali dubitasse, informisi da Plinio, il quale dice che nel mare dell'India sono le testudini cosí grandi che la coverta o osso superiore di una di loro basta a coprire una casa dove si possa abitare. Dice anco che fra l'isole del mare Rosso navigano con queste tali coverte o conche in luogo di barche. Chi avrà inteso e letto quello che costui e altri auttori scrivono, vedrà che io non ne dico tanto, e che posso testificarlo meglio che Plinio, poiché esso non dice averlo veduto e io dico averne molte volte mangiato; anzi, questa è qui cosa cosí ordinaria e nota, che non ve ne è altra piú isperimentata né cosí del continovo vista.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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