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      Scrive Plinio nel suo undecimo libro che questo animale, doppo che punge o morde, uccide per spazio di tre dí, e che la sua ferita è sempre mortale nelle vergini e quasi in tutte le femine. Ne dice anco altre particolarità, le quali per la maggior parte mancano agli scorpioni di queste parti, perché qui non è mortale il loro morso, benché dolga molto un quarto d'ora e qualche volta piú. E io ne sono stato in queste parti morsicato da molti di loro, e ho in me stesso esperimentato che uno dà piú dolore che un altro. Il che dee anco consistere nello stare l'uomo digiuno o satollo, o pur può anco nascere dallo stare o no digiuno il scorpione istesso. Ma, come che si sia, qui non è uomo, né donna né anco, che perciò ne corra pericolo. E io tengo per cosí gran dolore la puntura della vespa come quella dello scorpione in queste Indie, e quella d'alcune vespe anco maggiore, ancorché, secondo mi pare, avendo l'uno e l'altro provato, piú tempo dura il dolore della puntura dello scorpione che quello che per la vespa si causa.
     
     
      Delle mosche o zanzarelle e altri simili animaletti che volano e risplendono la notte, e specialmente d'alcuni di questi, che gl'Indiani in questa isola li chiamano cocuio.
      Cap. VIII.
     
      Molte moschette o zanzarelle e scarafoni sono per tutte queste isole che rilucono di notte, e vanno volando come quelle che chiamiamo in Europa lucciole, le quali di state la notte volano: ma qui questi animaletti quasi d'ogni tempo si veggono, perché qui è poca differenzia fra il dí e la notte, e sempre vi è la stagione temperata, poiché non vi si sente soverchio calore e poche volte si sente freddo, che è quando in questa isola Spagnuola soffia il vento di tramontana, o che si sta presso ad alcuni monti, che qui molti ne sono.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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