Ed è il vero che, innanzi a questo fatto, il medesimo Diego aveva con gl'Indiani mostrato esperienza di sua persona, e cosí grande che, s'essi pensato avessero di ritrovarlo in quella terra, non avrebbono mai avuto ardimento d'andarvi, ancorché piú di tremila fossero. Ma perché una cosa cosí segnalata di questo gentiluomo non ne passi in oblio, voglio riferirla, accioché s'intenda anco insieme onde ebbe questa sua tanta riputazione presso gl'Indiani principio. Un caciche chiamato Aimanio prese un cristiano giovanetto, figliuolo di un Pero Scivares di Medina del Campo, e lo legò, e comandò a' suoi che lo giuocassero al giuoco della palla, che essi chiamano il batei, accioché i vincitori poi l'amazzassero. Fu questo da tre mesi prima che dessero l'assalto già detto alla terra di Soto maggiore. Ora, mentre che gl'Indiani mangiavano, per dovere poi verso 'l tardi giuocare sopra la vita del povero giovane, fuggí un fanciullo indiano, servitore del Pero Scivares, e se n'andò alla terra del caciche Guarionex, dove allora si ritrovava Diego di Salazar; il quale, veggendolo molto piangere per quella disgrazia del suo signore, lo dimandò del suo padrone. E intesone quanto passava, deliberò d'andare a morirvi, o salvarlo potendo. Ma il fanciullo per paura non voleva ritornarvi né farli la scorta. Finalmente, minacciato fieramente, v'andò; e quando vi furono presso il Salazar, per non farsi vedere, aspettò il tempo per potere poi d'un subito dare sopra gl'Indiani. Egli se n'entrò in un canei, o casa tonda, dove il giovanetto cristiano legato stava e aspettava che gl'Indiani fornissero di mangiare, perché poi volevano giuocarlo.
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