E fu questa zuffa pochi dí doppo la ribellione degl'Indiani.
Doppo di questa vittoria Giovan Ponze se n'andò in Caparra, dove riordinò le genti e le capitanie con qualche piú compagnia che ebbe, e tosto si mosse e andò ad accampare in Aimaco, e mandò i capitani Luigi d'Agnasco e Michel di Toro con fino a 50 uomini avanti; e perché intese che il caciche Mabodomaca stava con 600 uomini in certa parte aspettando, e diceva che ivi i cristiani andassero, che gli aspettarebbe, e aveva fatti già nettare i passi, vi mandò il capitan Diego di Salazar, che lo chiamavano il capitano delli zoppi e delli fanciulli. Il che, benché paresse che per ischerno si dicesse, per essere le genti di costui le piú deboli, i savii nondimeno lo prendevano per altro verso, perché era cosí valorosa la persona del capitano che suppliva a tutti i diffetti de' suoi, non perché di poco animo fossero, ma perché erano la maggior parte o infermi o garzonetti, e di poca esperienzia nelle cose di guerra. Ma egli con tutte queste difficoltà giunse dove Mabodomaca con le sue genti stava, e combattendo ne fece quella notte tanta strage che vi morirono 150 Indiani, senza perdersi un solo de' nostri né avere ferita alcuna mortale, benché alcuni feriti vi fossero; e il resto delli nemici pose in fuga.
In questa battaglia Giovan di Leone, del quale s'è fatta menzione di sopra, si dismondò dalla compagnia per seguire un caciche che vidde uscire dalla battaglia fuggendo, e portava nel petto un pezzo d'oro, come sogliono gl'Indiani principali portare appeso al collo.
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