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      E questa è di certi vespertelli, che gl'Indiani li mangiano, e i cristiani anco li mangiavano mentre durò la conquista dell'isola. E stanno questi uccelli assai pieni e grossi, e si pelano facilmente in acqua ben calda, e restano ben bianchi e a modo di ficaroli grassi. E sono di buon sapore, come gl'Indiani dicono, e li cristiani nol negano, che ne mangiarono molte volte per necessità, e alcuni anco perché sono amici di provare ciò che vedono ad altrui fare. Finalmente questa isola è assai fertile e ricca, ed è una delle megliori di quante ne hanno fino al presente i cristiani abitate.
     
     
      Dell'albero del legno santo e delle sue eccellenti proprietà.
      Cap. XVII.
     
      L'albero chiamato in queste Indie il legno santo, secondo l'opinione di molti, è un de' piú eccellenti alberi che abbia il mondo, per le infermità e piaghe e diverse passioni che con esso si curano. Molto lo tengono per lo guaiacan, overamente che sua spezie sia, cosí nel legno e nella sua medolla e peso come in altre particolarità ed effetti medicinali che fa, benché nel vero questo legno santo ha fatto maggiori isperienze; perché, oltra che con esso si cura il mal francese come col guaiacan e meglio, se ne curano anco molte altre infermità alle quali il guaiacan non giova, come i medici che lo usano sanno piú particolarmente applicarlo.
      Io dirò qui solamente la isperienza che ho veduta farli in un infermo pieno di mal francese, che gran tempo avuto lo aveva e ne portava in una gamba una piaga vecchia di molti anni, e di tempo in tempo gli si rinfrescavano le sue passioni e ne passava una mala vita, e teneva questa sua infermità e piaga per incurabile: pure volse usare questa ricetta che ora dirò. Il paziente si ha da purgare con pilole, che io credo che chiamino de fumo terre, le quali si prendono doppo mezzanotte; e purgato che egli ha mangierà uno uccello e beverà un poco di vino bene adacquato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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