Di modo che l'isola ne venne a stare molto prospera e bene popolata di cristiani e piena d'Indiani, e Diego Velasco assai ricco. E con sí fatti mezzi e modi tenne col re catolico (perché esso era molto amico del tesoriero di questa isola Michele di Passamonte, al quale si dava gran credito) che, anco che l'admirante avesse voluto rimoverlo da quel carico, non averebbe potuto: e cosí si ritrovò in Cuba con l'ufficio approbato dal re, ma pure tutta via in nome e come luogotenente dell'admirante.
Doppo di questo, continovando nel suo governo il Velasco, nel 1517 con sua licenzia armarono per andare a discoprire nuove terre alcuni delli piú antichi conquistatori della isola di Cuba, che furono Francesco Hernandes di Cordova e Cristoforo Morante e Lope Occioa di Caizeto, e fu nominato per proveditore un Berardino Ignigues. Costoro, menando per pilotto principale un Antonio Alaminos, con cento e dieci uomini, e con tre vasselli che alle loro proprie spese armarono, si partirono dal capo di Santo Antonio, che è l'ultima parte dell'isola di Cuba da occidente, e corsero la via del sudueste, che è il vento che sta fra mezzogiorno e ponente. E in capo di sei giorni videro terra, che navigarono da 66 o 70 leghe. La prima terra che viddero fu della provincia di Iucatan, nella cui costiera si vedevano alcune torri di pietra, non già alte molto, che sono le moschee e gli oratori di quelle genti idolatri. E stavano questi edificii posti sopra certi gradi, e stavano coverti di paglia, e nella cima d'alcuni di loro si vedevano verdure di alberi fruttiferi piccioli, come sono guaiabi e altri simili.
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