E l'interprete diceva che essi rispondevano che porterebbono delle loro cose.
E cosí andavano e venivano gl'Indiani, e non portavano altro che certe patene sottili e tonde come di rame, che gliele ritornavano a dietro dicendo non essere oro e non valere nulla, e perciò non volerlo. Sí che di quanto portarono non ne tolsero i nostri nulla, salvo che una patena come di guagnin, per la quale fu dato a colui che la portò tanto che ne restò contento. Dicevano che andavano a chiamare il caciche perché venisse a parlare al capitano, ma egli non vi venne giamai. Anzi, essendo già passato mezzogiorno, cominciarono di nuovo a minacciare i cristiani, e imbracciavansi le loro rotelle e mostravano di volere combattere co' nostri. Ponevano le loro saette negli archi e davano fischi fra loro e si mostravano molto bravi, senza che loro occasione alcuna se ne desse; e questo il fecero molte volte. Ma il capitano, per mezzo dell'interprete, gli applacava e richiedeva che non cominciassero ad oprare l'armi, perché l'altro dí a mezzogiorno se ne sarebbono andati: e detto questo coloro si ritornavano ad assecurare per alquanto altro spazio. E i nostri stavano nella loro ordinanza di battaglia, con due tiri mezzani di bronzo e una bombarda di ferro assestati verso gl'Indiani, e vi erano due scopetteri e alcuni balestrieri, il resto con spade e rotelle, e alcuni con lanze, ginette e targhe, e tutti stavano senza un ponto dal loro luogo muoversi. Indi a poco ritornavano gl'Indiani alle loro dimande e fierezze, e in tanta sfacciatezza montarono che la troppa pazienzia de' nostri diede loro ardimento a dovere tirare a' cristiani alcune frezze.
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