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      E gli ultimi Indiani che si ribellarono furono quelli di Cumana, perché ve ne erano molti che erano amici di quelli padri, per le buone opere che ricevute n'avevano; pure finalmente, come gente cattiva e ingrata, si lasciaro vincere dalla cattiva opinione dei pochi piú tosto che dalla buona intenzione di quelli che tal cosa fare aborrivano. Sí che all'ultimo tutti si condussero a questa malvagità e bruciarono i monasterii, e in quel di Cumana dell'ordine di s. Francesco ammazzarono un frate, chiamato fra' Dionigio. Gli altri compagni scamparono fuggendo dentro una canoa in Araia.
      Quel fra' Dionigio che ho detto, quando vidde attaccare fuoco al monasterio, si tirò fuori e tanta alterazione sentí di questa cosa che non ebbe tempo né si ricordò di fuggire con gli altri frati. Egli stette due o tre dí nascosto in un certo canneto, pregando nostro Signore che si ricordasse di lui e 'l ponesse in parte dove piú suo servigio fosse. In capo di questo tempo deliberò di uscir fuori e palesarsi, perché fra questi Indiani erano molti a' quali esso avea fatti molti servigi e opere di carità. Il tennero dunque tre giorni senza fargli alcun male, nel qual tempo non facevano altro che consultare e discorrere con molte parole di quello che avrebbono fatto di questo aventurato padre. Alcuni dicevano che il tenessero seco e non l'ammazzassero; altri dicevano che per mezzo di questo padre avrebbono avuta la pace de' cristiani; altri, perseverando nella loro crudeltà, dicevano che egli fosse dovuto morire.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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