Scrive Isidoro che le perle si chiamano unioni, perché si ritrovano ad una ad una e mai a due o a piú insieme giunte; e con questa opinione s'accosta Alberto Magno, e amendue questi autori tengono che si generino della rugiada in certo tempo dell'anno. E con queste dicono alcune altre cose, che il curioso di questa materia potrà volendo vederle ne' libri loro. Ma piú ampiamente lo scrive Plinio nel 35 capitolo del nono libro delle sue istorie, e assai meglio che niun degli altri che io abbia visti. Egli si conforma Plinio con gli autori detti di sopra, o per dir meglio essi lo poterono da lui apprendere, quanto al generarsi le perle della rugiada, perché è autore piú antico e di maggior credito. Questo modo del concepersi per la rugiada le perle, è una delle cose che io non affermo e nella quale sto assai dubbioso, per quello che io dirò appresso. Tutti tre gli autori sopradetti si concordano in questo, che secondo la qualità della rugiada che le ostreche ricevono, cosí vengono ad essere le perle chiare o oscure, perché dicono che se la rugiada è chiara ne nasce la perla chiara, e dalla oscura ne nasce oscura. E se il cielo va nubiloso quando le ostreche concepono, dicono che le perle nascono poi palide, perché sono aerie, e con l'aere hanno piú conformità che col mare, e dall'aere prendono il colore, o nuvolo o sereno che sia.
Quanto a quello che i primi autori dicono del nome della perla, che sia chiamata unione per la cagione detta di sopra, Plinio non si concorda con loro, poiché dice che Aelio Stilone scrive che nella guerra di Iugurta fu alle grosse perle posto il nome di unioni, e nel medesimo luogo anco dice avere veduto molte volte, nell'orlo del nicchio della ostreca, in alcune quattro perle insieme e cinque.
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