Dico io che se questo che dice Plinio è cosí vero e accade nelle parti anco, fino a questa ora in queste nostre Indie non si ha di questi tali re o guide notizia alcuna, né dagli Indiani né dai cristiani.
La perla è tenera nell'acqua, e tosto che ne esce s'indura, come il medesimo autore dice e come se ne è anco in questi luoghi veduta l'esperienzia. E per questo pensano alcuni che ella a poco a poco s'indurisca, o si vada facendo nel modo che s'è nel secondo capitolo detto. Il che s'è con l'esperienzia saputo e trovato. Un'altra grande e notabile cosa mi si offerisce qui, la quale si conferma da tutti quelli che per qualche tempo sono stati per stanza fermi nell'isola di Cubagua. Ed è questa, che in certo tempo le ostreche delle perle producono un certo umore rosso o sanguigno, in tanta abbondanzia che tingono e intorbidano del medesimo color l'acqua: onde dicono alcuni che vien loro il mestro, come suole alle donne ogni mese venire. La maggior parte delle perle che si generano fra scogli sono maggiori che non son quelle che si prendono ne' luoghi piani e arenosi. E queste ostreche de' sassi hanno nella giontura del capo loro certe fila alquanto verdi e d'altri colori, per le quali stanno come per li capelli fisse e attaccate con gli scogli, e ve ne stanno alcune di loro cosí ristrette che bisogna che abbia assai forze l'Indiano che vuole distaccarle, o che porti qualche cosa con che possa estirparle.
Si ritrovano di molte maniere e di varie fattezze le perle, altre fatte come pera, altre tonde (e queste sono migliori), altre che hanno la loro metà tonda e l'altra metà piana, e le chiamano qui alcuni panetti, e Plinio le chiama timpani.
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