Pagina (1140/1260)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ve ne sono altre ritorte e d'altre varie differenzie, come nelle pietre avvenire si vede, e queste le chiamano qui pietre. Altre ve ne sono che da una parte sono lustre e paiono molte giunte insieme, e d'altri varii garbi, che poi dal riverso sono vote come vessiche. Questa maniera di perle dice Plinio che viene cosí fatta per lo tonare, perché si ristringono e si fanno a quel modo come vessiche, vacue a quel modo di dentro, e queste tali chiama egli fisemata.
      Ed è conclusione di tutti i gioiellieri e di quanti scrivono di queste perle, e di Plinio spezialmente, che piú in particolare ne ragiona, che elle sono di molte sfoglie e che si arruggiano e guastano. Il che possiamo, volendo, dalli nostri occhi stessi apprenderlo, che sono come una cepolla con le sue sfoglie o con una camisetta sopra l'altra, e si va sempre a questo modo la grossezza della perla disminuendo, finché si riduce ad un certo ponto che ha nel suo mezzo. E cosí, per questa proprietà, ha l'artefice esperto commodità di potere lavorarle e polirle, quando veggono che elle nelle prime sfoglie abbino qualche vizio o pelo o simile difficoltà, s'elle sono però di cosí gran corpo che possino sofferirlo, e se sono nella parte interiore poi nette o meno viziose. Ma poche volte può, dalle mani del piú sottile artefice che abbia il mondo, uscire una perla cosí perfetta come esce dalle mani della natura che la produce. Il medesimo dico dell'oro, perché nol viddi giamai cosí ben lavorato che avesse il colore come quello che si cava dalle minere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Plinio Plinio