Ma qui non si tratterà né si farà menzione d'altro che delle cose accadute ne' mari che sono dalla Spagna a queste Indie dal 1492, che questi luoghi si discoprirono dal primo admirante don Cristoforo Colombo.
Molte volte, quando io odo dire di queste disaventure, mi ricordo di Plinio, che parlando del lino dice che un strano miracolo è che una erba faccia cosí vicino l'Egitto all'Italia: volendo dire delle vele delle navi, che di lino si fanno. E segue che di cosí picciola sementa nasce cosa che tira il mondo da una parte ad un'altra, non bastando all'uomo di morire in terra, senza che anco nel mare senza sepoltura morisse. E perché sappiamo che la pena ci è favorevole, non è erba che piú facilmente si generi e nasca che questa; e perché intendiamo che questo contra volontà della natura avviene, il lino brucia il campo dove si fa, e lo fa piú che altra cosa sterile.
Tutto questo si legge nel principio del 19 libro delle sue istorie. Ma molto meglio e con piú ragione detto l'avrebbe se avesse avuto notizia di cosí remoti mari e cosí del continuo navigati come sono questi nostri, che è altra distanzia questa che non è quella che è dall'Egitto all'Italia, poiché dalla foce del Nilo che irriga l'Egitto sono fino in Italia poco piú di 300 leghe. E questo stesso lino e vele allontanarono tanto dalla Spagna il capitan Sebastiano del Cano e la nave Vittoria quanto si è di sopra ne' primi libri detto, percioché, partendo questa nave dal fiume di Siviglia, diede una volta a tondo e girò tutto il mondo per quanto va il sole, andando per ponente e ritornando per levante, e volgendo alla medesima Siviglia onde partita s'era.
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