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      Ora i marinai, che con le spade in mano vietarono agli altri l'entrare nel battello, dissero che essi andavano a cercare il porto di Darien, che credevano che non stesse piú di cinque o sei leghe indi discosto, e che, ritrovatolo, vi farebbono venire una caravella o tante barche e canoe, che a loro piacere gli averebbono in terra secura condotti; e per piú consolati lasciargli affermavano questo loro con molti giuramenti. E cosí si partirono costeggiando in verso ponente, e cercando del porto che mai non ritrovarono, perché credevano per quel cammino ritrovare il golfo di Uraba, e lo lasciavano a dietro in verso oriente. Onde, come essi ingannarono li passaggieri, non volendone niun sul battello torre, cosí furono alla fine essi gli ingannati, che nel mare si perderono né si seppe mai fino a questa ora novella alcuna di loro.
      Li poveri passaggieri, abbandonati a quel modo in terra di bravi e fieri Indiani (e potevano essere da 35 persone o piú), stavano con speranza che dovessero ritornare i marinai, e cosí l'un dí doppo l'altro aspettarono piú di 20 giorni. E conoscendo alla fine l'inganno, e non sapendo che partito eleggersi, né se era bene ad avviarsi per la costiera in giú o in su, in gran pensieri si ritrovavano, senza sapere risolversi. E stando in questo, piú di 300 Indiani da guerra diedero loro sopra, ma quando viddero che i nostri erano pochi e senza arme, e non mostravano di volere combattere, deposero le loro arme di legno che portavano e s'accostarono a' nostri, dimandandoli che cosa volevano e dove andavano: e si parlavano l'un l'altro con segni e cenni, male intesi né questi da quelli né quelli da questi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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