Accadette bene che in quella maggior fretta che si davano un giovane stava cavando da una cassa un poco di biscotto per mangiare con un suo compagno, e ne aveva già posto in una tovaglia ben due libbre, quando fu sforzato a saltare correndo nella barchetta, perché poco piú che stava non averebbe potuto piú uscire di nave, e avrebbe pagato il peccato della gola prima che sodisfatta l'avesse. Ma piacque a Dio di conservarlo, perché quel poco di pane fosse miracolosamente il sostentamento di tanti che senza esso non sarebbono potuto vivere, e perché si ricordassero del miracolo che fece già nostro Signore in saziare tanta moltitudine con cinque pani e due pesci.
Questo mi pare certo un passo da dovere alquanto trattenermi, e di non tacere quello che ho io veduto e che sogliono gli uomini spenserati fare nel tempo, che chi è cristiano in simili casi non doverebbe occuparsi in altro che in raccomandarsi a Dio e chiederli mercede. E io non avrei voluto essere costui che prese il pane, poiché fra tanti afflitti e con la morte su gli occhi egli solo si ricordava di mangiare.
Non avrei né anco voluto essere un giovane creato dell'admirante don Diego Colombo, col quale mi ritrovai io in una nave nel 1523, nella quale era nocchiero Giovan Lopes d'Archuleta, che oggidí vive. E andando per annegati e quasi persi nel mare Oceano, e alleggiando la roba, quel giovane che io dico andava dormendo e ronchiando cosí riposatamente come se fosse stato in Toledo, e l'admirante il chiamava di tempo in tempo e dicevali: "Fulano non vedi tu che ci anneghiamo?
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