E con queste li disse anco molte altre parole a questo proposito.
Il licenziado Zuazo, avendo promesso di farvi tutto il suo potere, montò nella sua caravella, e giunto al fine della medesima isola di Cuba, dove dicono il capo di Sant'Antonio, indi seguí poi il suo viaggio alla volta della Nuova Spagna. Ed essendo ingolfato, perché gli sopragiunse il tempo contrario, doppo d'avere molto tempo navigato, o per dir meglio travagliato per quel mare a' ventiuno di gennaro del 1524, su la mezzanotte, fu da cosí forte e tempestoso temporale assalito che molte volte si viddero coverti dall'onde del mare, sí perché la tempesta era grande come perché la caravella era picciola, che a pena portava 45 botti. Perché questo cavaliero era devoto e buon cristiano e animoso e prudente, con molto sforzo, chiamando Iddio e la sua gloriosa Madre (come sogliono e debbono fare in simili necessità tutti i veri fideli), non cessava un punto mai d'animare e isforzare tutti all'orazione, poiché altro soccorso allo scampo loro non aveano che quel del grande Iddio. E cosí il licenziado come gli altri tutti, con un mare di lagrime e minutamente, dicevano quel devoto verso: "Monstra te esse matrem".
E in quello instante che il dicevano parea che il vassello dal profondo del mare uscisse su, e vedevano fra quella notte oscura una luce che li guidava. Nel qual tempo e travaglio viddero molti gran tonni o pesci, a maniera di porci, che parea che volassero per l'aria d'intorno alla caravella, con altri orribili e spaventevoli segnali.
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