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      Egli allora disse che si confidassero in Dio e avessero fede, che era facile cosa a nostro Signore cavare l'acqua da un scoglio, e molto piú facile gli era il convertire l'amara e salsa in saporosa e dolce, come il profeta Eliseo con un vaso nuovo fece, e che perciò pensassero tutti di rinovare l'anime loro e le coscienzie, pentendosi amaramente de' loro peccati, e tenessero di certo che con quella acqua salsa il benigno Salvator nostro e la benedetta sua avola loro darebbono acqua dolce da potere vivere.
      Questa isola è differente dalle altre due prime, perché l'altre erano strette e lunghe e senza erba alcuna, né vi si vedeva altro che conchiglie rotte e arena, e questa ultima era tonda e aveva tre maniere d'erbe: l'una era come masturzo, che arde molto, l'altra era di quelli triboli marini che van serpendo e stendendosi sopra la terra, la terza era di certi altri triboli, dal cui pedale molti rampolli uscivano. Dalla congiettura di queste erbe presero speranza di ritrovare quivi acqua. Ora il licenziado, confortati che ebbe tutti e postoli in speranza che queste erbe erano un segno naturale che qui fosse dovuto essere acqua dolce, provò l'acqua di tutti que' luoghi dove cavato avevano e la ritrovò amarissima. Onde disse che era possibile che in quella isola fosse acqua buona e che per li peccati loro Iddio non gliela mostrasse, e perciò per placarlo bisognava che tutti si confessassero e con contrizione vera e lagrime si pentissero, e che doppo questo esso avrebbe loro detto quello che fare si doveva.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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