Ma la lupa, conoscendo tosto che il suchiare non era di suo figliuolo, si rivoltò sopra un fianco e afferrò il paggio nella polpa d'una gamba e gliela tagliò a torno fino all'osso, benché da una banda restasse tutta quella polpa ad un poco di carne appesa. E il licenziado suo signore poi gliela ritornò a porre nel suo proprio luogo e gliela legò, e con l'acqua del mare se la curò egli poi e se ne guarí.
Nel tempo che costoro si perderono e la caravella si spezzò, un Giovan Sances, esperto e destro nelle cose del mare e che s'era in altri naufragi e pericoli veduto, benché non cosí grandi, perché sapeva a che solevano simili cose riuscire, diede un grande aviso; e fu questo, che tutte le tavole della perduta caravella avere si potessero si raccogliessero con l'albero e con li capi e sarti e ogni altra cosa che fosse stata possibile, perché di simili cose sogliono maggiori utili provenire che non d'argento rotto. Egli fece tutte queste cose raccolte legare a quelli scogli e forzieri che si sono detti, e dove traversi andarono. Quando essi poi andarono alla prima isoletta, il dissero al licenziado. Ora, poi che fu abbonacciato il mare, ritornarono con la canoa piú volte a portare via tutte queste cose da quelli scogli, benché qui fusse per lo piú fiero il mare. E cosí ogni otto o ogni quindeci dí ricuperavano tre o quattro tavole di quelle che ivi lasciate legate avevano, con parte delli capi o sarti. Le quali funi il licenziado e gli altri ogni dí istorcevano e disfacevanle per farne stoppa.
| |
Giovan Sances
|