E in questo esercizio stettero tre mesi, finché in tutto questo tempo, con alcune spade che erano loro avanzate, rompendole per mezzo, e con li chiodi che dalle medesime tavole cavarono, fecero una picciola barchetta nella quale potevano capire quattro uomini, e in luogo di trivella per potere ficcare questi chiodi toglievano dalle spade i pomi e le maniche, e come di spedo si servivano di quelle spichette di ferro infocate. E cosí pertuggiavano per legare e stringere una tavola con l'altra. E quella stoppa che delle sarti e capi fatta avevano ponevano fra le giunture delle tavole, perché non vi potesse entrare l'acqua dentro. Egli in effetto si forní a poco a poco di fare questa barchetta, perché tutto il tempo delli tre mesi non furono in altro occupati tutti che in questo lavoro, e nella orazione che ordinariamente facevano.
Il cibo del desinare e della cena erano le testudini, i lupi marini i granchi, i conchigli e altre cose marittime che ivi si ritrovavano. E la canoa andava e veniva dalla seconda isola, dove erano tutti quelli uccelli e ova e testudini, e portava di quello che vi ritrovava. Durarono gli uccelli a schiudere i loro figli un mese e mezzo, benché fosse infinito il numero che i cristiani di quelle ova mangiarono. Passato adunque il mese e mezzo, se n'andarono via tutti questi uccelli, che non ve ne restò pure uno. Mangiavano questi cibi e bolliti e arrosti, e li cocevano in questo modo. Le legna che avevano in quest'isoletta erano certi alberi secchi che nascono, o pure, non nascendovi, li ritrovavano sotto il mare, ed erano cosí grandi che fino alla cintura vi giungevano.
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