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      E di questa maniera ritrovavano anche alcuna volta le testudini, che ad alcuna mancava un'ala, ad alcun'altra un piede: perché non è cosa dove non stenda la bocca il tiburone e non la tronchi, per dura che sia, dovunque l'afferra, a punto come un rasoio si farebbe o con una ben tagliente azza. Gli ho anco udito dire che questi lupi sono piú disciolti e destri nell'acqua che non vi sono i tiburoni, di che resto io assai maravigliato, perché ho io molte volte veduti i tiburoni seguire le navi con tutte le vele gonfie e con prospero vento, e passarle avanti e darle anco giri intorno, e passare nondimeno sempre poi oltre, come s'è a dietro detto nel luogo suo.
      Dicevamo di sopra che il licenziado avea dimandato a quelle genti di mare se si fosse potuto prendere qualche tiburone. Li risposero che era impossibile perché, oltra che quello era animale cosí grande e fiero, non avevano apparecchio alcuno, né sapevano come si fosse potuto prendere. Ma, perché la necessità fa ingegnosi gli uomini di buon spirito e di gentile animo, trovandosi il licenziado astretto dalla fame, vidde il timone della caravella perduta con certi ferri che ordinariamente stare vi sogliono; onde s'imaginò tosto di cavarli da quel tavolone e d'attaccarne uno in un legno che ivi era, di sette palmi lungo, e di provare di potere con questo istromento ammazzare qualche tiburone. E cosí il pose tosto ad effetto, e chiavato che ebbe assai bene questo artificio fece nell'altro capo di quel legno legare una buona e grossa corda e lunga.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260