E seguendo diceva che, per dare ad intendere questo il nostro Iddio a quel suo popolo eletto, aveva loro comandato che non sacrificassero sopra cosa alcuna effigiata, ma sopra uno altare di terra solamente, accioché non venissero nell'errore nel quale essi stavano d'adorare il sole e la luna e le stelle, e il nome loro quelli idoli, perché tutte quelle erano creature di Dio, in presenzia del quale non si doveva di loro fare caso alcuno; e concludendo diceva che questa era la differenzia che era fra le loro imagini alle nostre. E a questo proposito furono anco molte altre cose lor dette, di maniera che quelli techi (che non vuole altro dire che signori), avendo bene tutte queste cose intese, assai maravigliati ne restarono, e finalmente risposero che essi conoscevano bene la verità che il licenziado diceva, e che perciò, se esso voleva essere lor padrino, si sarebbono battezzati con tutte le genti loro e destrutti gl'idoli della lor provincia; e volevano l'imagine di nostra Signora Santa Maria, perché non comprendevano bene Iddio e la sua imagine. Allora il licenziado fece lor dare una imagine di nostra Signora, e menatili in chiesa li fece battezzare: e volsero esser chiamati del nome di lui, benché non potessero bene esprimere questo nome di Zuazo. S'intese poi come costoro avevano fatta tosto collocare l'imagine di nostra Signora nel piú alto tempio loro, che essi Q chiamavano, distrugendovi tutti gl'idoli loro che v'avevano. Il che fu cagione di fare sentire a tutti i cristiani molta allegrezza, e di ritrovarsi molto sicuri e quieti in quella provincia, massimamente avendo prima assai dubitato e temuto di quella ribellione della quale s'è detto di sopra, perché fu in tempo che, per l'absenzia del governatore Fernando Cortese, stava quella contrada a gran pericolo di perdersi.
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