Nondimeno con tutte le forze del mio ingegno mi affaticherò di narrar la verità della cosa, e oltra di ciò ancora tutto quello che conoscerò che a Vostra Maestà faccia bisogno di sapere. E supplico che Vostra Altezza mi perdoni se io appunto non le racconterò come e quando le cose siano state fatte, e se tralascierò alcuni nomi di città, di ville e de' loro signori, i quali, udito il nome di Vostra Maestà, spontaneamente s'offeriscono al servizio di quella e se le diedero per sudditi e per vassalli, percioché per una grave disavventura la quale nuovamente ci è intravenuta, sí come nel processo della nostra narrazione alla Vostra Altezza sarà piú pienamente manifesto, e gli scritti e l'istorie tutte che con gli abitatori di questi paesi io avea insieme raccolte con altre varie cose le ho perdute.
Del potente signor Montezuma. Della partita del Cortese da Cimpual; della guardia per lui posta alla città di Vera Croce, e cura di fabricarvi una fortezza; la fideltà degli uomini di Cimpual verso l'imperatore. De' fanciulli sacrificati agl'idoli. De' soldati ch'avevano deliberato ribellarsi al Cortese, e gli congiurati, quai furono puniti, e come il Cortese fece tirar le navi in terra.
Nella prima relazione, invitissimo e serenissimo Imperatore, io aveva detto delle città e delle ville che al servizio di Vostra Maestà si erano offerte, e di quelle che io tenea acquistate da me. Oltra di ciò le dava aviso che mi era stato referto d'un certo potente signor nominato Montezuma, il quale gli abitatori di questa provincia secondo il lor conto stimavano che fosse lontano dal lito del mare e del porto, dove io era arrivato, per ispazio di 90 o 100 leghe.
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