E per questa cagione mandai un comandamento di mano propria, sottoscritto dal notaio, con larga commissione di Vostra Maestà, nel medesimo commemorando la cagione della mia venuta, e che queste provincie e molte altre erano soggette alla Maestà Vostra, e quegli che di buona volontà volessero esser soggetti a lei sariano ben trattati da me, e faria loro grandissimi onori e favori, e il contrario farei ai ribelli.
Il giorno seguente vennero a me quasi tutti i signori della detta città iscusandosi che, se non erano venuti prima, affermavano ciò esser avenuto perché quegli della provincia dove io dimorava erano lor nemici, e non avevano avuto ardimento di andarvi, pensando di non dover esser sicuri. Ed istimavano che essi dovevano avergli rapportato qualche cosa contra di loro, ma che io non dovessi crederla, come detta da nemici del lor nome, e che non era cosí; e s'andassimo con esso loro alla città, quivi conoscerei le cose dette dai lor nemici esser false, e vere quelle che essi proponevano; e da ora innanzi si rendevano soggetti a Vostra Maestà e avevano animo di perseverare, e che ubbidiriano, apparecchiandosi a contribuire tutte quelle cose che a nome di Vostra Maestà io avessi imposte loro: e di tutto ciò per via d'interpreti fu fatta scrittura dal notaio. Allora io deliberai d'andarvi, parte per non parer d'esser mancato d'animo, parte perché io sperava di poter quivi piú felicemente trattar le cose che aveva da far col signor Montezuma, percioché, sí come mi fu riferito, quella città è vicina a quella provincia, conciosiaché i sudditi del Montezuma vi vadano sicuramente, e cosí all'incontro, non essendo al loro andare impedimento alcuno.
| |
Vostra Maestà Maestà Vostra Vostra Maestà Vostra Maestà Montezuma Montezuma
|