Deliberai di ritenerlo in quella casa dove io abitavo, riputando che ella fusse assai forte e sicura, e pensando io che, mentre cerco di farlo prigione, non ne nascesse qualche scandalo o tumulto, mi venne nell'animo il delitto commesso nella città d'Almeria, del quale per lettere mi aveva fatto intendere il governatore ch'io aveva lasciato nella città della Vera Croce, sí come ho narrato nel precedente capitolo, e come io aveva certezza tutte le cose ivi fatte esser seguite di ordine e comandamento del detto signor Montezuma. E poste le guardie nelle vie strette, me n'andai al palazzo del signor Montezuma, come altre volte io soleva fare, e per alcuno spazio cianciai con esso lui e parlammo di cose piacevoli. E poiché ebbe dato a me alcuni presenti d'oro e sua figliuola, e le figliuole degli altri signori a certi miei soldati, gli esposi per ordine quel che era avenuto nella città di Nautecal over di Almeria, e che avevano ucciso gli Spagnuoli. Oltra di ciò soggiunsi che Qualpopoca e gli altri avevano con inganni ordinate cotal cose di suo comandamento: affermavano non l'aver fatte di loro libera volontà, e non avevano avuto ardimento di non ubbidire al lor signore; che in modo alcuno io non poteva credere tal cose essere state fatte di suo consiglio e commissione, come Qualpopoca e gli altri affermavano; che mandasse a chiamare il detto Qualpopoca con li signori che con lui erano confederati, accioché apparisse la verità e i malfattori patissero le meritate pene, e la Maestà Vostra conoscerebbe il buon animo di lui verso di lei; e che per questo la Maestà Vostra, in cambio del ringraziamento che ella dovesse commettere che gli fusse fatto, allo incontro non fusse astretto a dar commissione che gli fusse fatto qualche danno e dispiacere, poiché la verità nasceva da quel che dicevano Qualpopoca e i suoi confederati.
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