Io con gli altri centosettanta, che in tutto erano ducentocinquanta, senza artegliaria né cavalleria, ma solo co' fanti a piè, andai dopo il detto mio maggiore esecutore, per dargli soccorso se 'l detto Narvaez e gli altri non si lasciassero pigliare.
Come Cortese andò a Cimpoal, e in qual modo combattendo fece prigion Narvaez.
Il giorno medesimo che 'l detto maggiore esecutore e io insieme arrivammo alla città di Cimpoal, dove Narvaez s'era fermo co' suoi soldati, subito che egli intese la nostra venuta, con ottanta cavalli e cinquecento fanti, oltra quegli che aveva lasciati nell'albergo, uscí fuori della città. Era il suo albergo una moschea, la maggior che fusse in quella città, la quale era molto ben fortificata. Egli, accompagnato da questa cavalleria e fanteria, venne due leghe vicino al luogo dove io ero. E se egli avea presentita la mia venuta, l'avea intesa per relazione degl'Indiani, e non mi avendo trovato, pensandosi che l'avessero beffato, se ne ritornò al suo albergo, nondimeno sempre tenendo in ordine gli suoi soldati; e lontano quasi una lega dalla città avea lasciato due sentinelle. E perché io desideravo grandemente schifar gli scandoli, mi parve che piú commodo e minore scandalo fusse andarvi la notte, s'era possibile, che sarei entrato sí tacitamente che non m'ariano sentito e saremmo andati diritto all'albergo di Narvaez, il quale ben sapeva io e i miei solati, per pigliarlo. Il qual preso, stimavo che non avria piú altro scandalo, percioché giudicavano gli altri dover esser ubbedienti alla giustizia, e massimamente che la maggior parte di loro v'era venuta astretta, e per forza che aveva fatto loro Didaco Velazquez, e per paura che il detto non togliesse loro gli schiavi che avevano nell'isola Fernandina.
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