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      Risposi che io non avevo conceputo sdegno alcuno contra di lui, conoscendo il suo buon animo e stimando di certo esser tale.
     
     
      Come il Cortese giunse a Temistitan ed entrò nella fortezza, e come gli Indiani con infinita moltitudine di gente vennero ad assaltargli; e il Cortese andò ad affrontargli, e combatterono gagliardamente. Come i nemici posero fuoco nella fortezza e come fu estinto.
     
      Il giorno seguente, la vigilia di san Giovan Battista, mi parti' e alloggiai tre leghe lontano da Temistitan, e l'altro giorno, dapoi che ebbi udita la messa, seguitai il mio viaggio e quasi avanti mezogiorno entrai nella città, e vi viddi non molti uomini e alcune porte nei crociali delle vie esser state levate; il che non mi piacque punto, nondimeno pensai che l'avessero fatto per timore delle cose che avevano commesse, e accioché giunto quivi gli facessi sicuri. Ma io me n'andai diritto alla fortezza, nella quale, e nella moschea maggiore a canto alla fortezza, alloggiarono tutti coloro che erano venuti meco. Quelli Spagnuoli che erano assediati nella fortezza ne ricevettero con quella allegrezza che se avessimo data loro la vita, overo donata di nuovo, pensandosi già d'averla perduta. Quel giorno passammo con gran letizia e festa, sperando d'aver quiete.
      L'altro dí, dopo la messa, mandai un nunzio alla città della Vera Croce a dar buone nuove che gli cristiani ancora erano vivi, e ch'io era entrato nella città e in quella me ne stava sicuro; il qual nunzio fra lo spazio di due ore ritornò con molte ferite, gridando che tutti gli Indiani della città atti a portar arme ne venivano ad assaltarci, e aver levati via i ponti della città. E dopo lui seguendo una infinita moltitudine di gente da ogni banda n'assaltarono, di maniera che nelle contrade, nelle terrazze, nelle strade per il gran numero delle genti si vedevano, che ne venivano co' maggiori urli e con li piú terribili gridi che si potessero imaginare; e tanti erano li sassi che con le fionde gettavano nella fortezza che pareva che 'l cielo piovesse sassi, ed era tanto il numero delle freccie e de' dardi che tutte le mura e li cortili n'erano pieni, sí che non vi si poteva andare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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