E per grazia d'Iddio, venendo già la notte, vedemmo una certa torre e un ottimo albergo dove ci fortificammo; e quella notte si rimasero di combatterci, benché quasi all'alba avessimo qualche tumulto, avegna che non sapessimo che altro aver piú da temere che la moltitudine la qual ne perseguitava.
Come il Cortese, quindi partendosi, fu perseguitato di giorno in giorno sempre combattendo, e ogni dí piú acrescendo la moltitudine di quelle genti. Come trovò un aguato e combattette con loro e fu ferito da due colpi di sassi, e il seguente giorno gli Spagnuoli furono assaltati da un'altra molto maggior moltitudine, e gli misero in rotta e sconfissero, e morti assaissimi de' lor principali e ucciso il capo loro.
Il giorno seguente alla prima ora del giorno col medesimo ordine mi partii menando i soldati e alla coda e alla testa apparecchiati; nondimeno dall'uno e l'altro lato gli nemici ne perseguitavano, gridando e chiamando per tutta quella provincia, la quale era molto abitata. E benché fussimo pochi a cavallo, pur gli assaltavamo; nondimeno poco danno facemmo loro, che, essendo quel colle aspro, in quello si ritiravano. E cosí in quel giorno camminammo a lato a certi laghi, finché arrivammo ad una certa città, dove pensavamo aver qualche contrasto con gli abitatori di quella: e subito che giugnemmo, abbandonate le case, se n'andarono ad altre città vicine. E quivi dimorammo quel giorno e l'altro, percioché e li sani e gl'infermi erano stanchi per la fatica e per la fame e arsi per la gran sete, e i cavalli non si potevano piú sostenere in piè; e quivi trovammo del maiz, del quale mangiammo, e lesso e arrostito ne portammo con noi in viaggio.
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Iddio Cortese Spagnuoli
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