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      E benché il mancamento di quello ci fusse di grandissimo incommodo e ci gravasse molto la sua morte, che dopo Iddio non avevamo difesa alcuna se non li cavalli, nondimeno ci ristorò grandemente, e mangiammo la sua carne e la sua pelle, di modo che nulla vi rimase, tanto eravamo stretti dalla fame; percioché, dopo la nostra partita dalla gran città, non avevamo mangiato cosa alcuna se non maiz lesso e arrostito, ma di maniera che mai non ne restavamo satolli, e similmente erbe che coglievamo ne' campi.
      E considerato che ogni giorno crescevano le genti de' nemici e noi ogni giorno scemavamo, quella notte, medicati li feriti e gl'infermi che menavamo, ordinai che alcuni fussero posti a cavallo, ad alcuni feci metter le crocciole sotto le braccia, e feci fabricare altre sorti di sostegni e aiuti per far viaggio, accioché gli Spagnuoli che erano senza infermità o ferite fussero liberi al combattere. E penso che Iddio mi concedesse tal providenza, sí come per prova si vidde il giorno seguente, percioché, essendomi quella mattina partito dal detto albergo, ci assaltò una grande e infinita moltitudine d'Indiani e tanta di dietro, dinanzi e da' fianchi che niente appariva di vacuo della campagna che mi era posta davanti; e attaccarono con noi d'ogni banda sí aspra battaglia che noi non ci potevamo conoscere l'un l'altro, tanto camminavamo stretti e mescolati insieme. E certamente credemmo quello esser l'ultimo giorno della vita di tutti noi, considerando la moltitudine de' nemici e la debolezza che trovarono in noi da resister loro, essendo tutti quasi feriti e mezzi morti; nondimeno l'onnipotente Iddio si degnò mostrar la sua misericordia, percioché con la nostra stanchezza rompemmo la ferocità e superbia loro, e de' loro principali furono morti assaissimi, essendo tanta la moltitudine che combattendo s'impedivano l'un l'altro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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