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      Camminammo con questa fatica la maggior parte del giorno, finché l'onnipotente Iddio ne fece grazia che fusse ucciso colui che era il capo tra' nemici, il qual tolto via cessò ogni combattimento: e a quel modo stemmo alquanto spazio quieti, benché ne seguitassero andandone sempre toccando insino ad una certa picciola casa che era nella pianura, dove quella notte alloggiammo al sereno, donde vedevamo certi monti della provincia di Tascaltecal. Della qual cosa presi non picciolo piacere, conoscendo la provincia e verso qual luogo dovevamo andare, ancora che non tenessimo per certo gli abitatori di quella provincia esserci fedeli amici, percioché credevamo, vedendoci cosí debili, dovessero esser quelli che ponessero fine alla nostra vita per conseguir la pristina libertà: il qual sospetto ci arrecò tanta afflizione quanta n'avevamo quando combattevamo co' nemici.
     
     
      Come il Cortese arrivò nella provincia di Tascaltecal alla città di Gualipan, dove fu benignamente ricevuto e visitato da tutti i signori di quelle provincie; e, fattoli molte offerte, l'accompagnarono ad una città poco distante, acciò si riposasse e ristorassesi, dove intese che un suo famigliare, che li portava oro e altre cose al valor di trentamila pesi d'oro, fu ucciso dagli Indiani di Culua, e che gli Spagnuoli che erano rimasi nella città di Veracroce erano salvi.
     
      Il giorno seguente, la mattina all'alba, cominciammo ad entrare in una via piana per la quale a diritto s'andava alla provincia di Tascaltecal, e per la quale pochi de' nemici ne seguitarono, benché quivi fussero vicine assaissime e grandissime città; nondimeno da quelle picciole colline alcuni da lontano ne gridavano dietro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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