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      Guidato da uno della città, giunsi all'albergo dove stavano li capitani, il quale era circondato da tremila uomini che combattevano per entrarvi e occupavano tutti li luoghi alti e le terrazze. E li capitani e coloro che si ritrovavano seco combattevano gagliardamente e con molto ardire, sí che non vi potevano entrare, benché fussero di poco numero, percioché, oltra che combattevano forte e valorosamente, il loro alloggiamento era fortificato. Nondimeno subito arrivati entrammo, e seguitò dopo noi tanta gente della città che per niun modo potemmo riparare che non uccidessero alcuni di quei di Culua: e io desiderava di pigliarne vivo qualcuno, per certificarmi dello stato della gran città e intendere chi ne fusse rimasto signore dopo il signor Montezuma, e desideravo di sapere molte altre cose. Non ne potetti aver se non uno quasi mezzo morto, dal quale fui certificato come dirò di sotto.
      Nella città furono uccisi molti di quegli che v'erano albergati, e coloro che erano rimasti vivi, quando io entrai nella città, intesa la mia venuta, se ne fuggirono dove era l'esercito di quei di Culua, e seguitandogli n'uccidemmo molti. E tanto tosto fu udito il romore da coloro che stavano per dar soccorso, trovandosi esser in luogo alto ed eminente che d'ogn'intorno soprastava alla città e alla pianura, e quasi tanto presto vennero alla città per aiutare i loro, come uscirono quegli che erano dentro: e venivano in lor soccorso da trentamila uomini, la qual gente era piú in ordine che alcun'altra che fin ora abbiamo veduto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Sesto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1486

   





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